Quando l’identità comunale non basta (dal sito Terre Marsicane)
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Era appena passato un anno dalla separazione definitiva tra i Comuni di Opi e Pescasseroli (Opi si staccò per l’ultima volta da Pescasseroli, perché più volte era stato ricompreso con Pescasseroli) il 1^ gennaio 1855, come da Decreto di Ferdinando II , Re delle due Sicilie portante la data, Caserta 13 ottobre 1854, e all’articolo 1 del Decreto è detto: “A contare dal 1^ gennaio 1855 il Villaggio di OPI, in Provincia di Abruzzo Ulteriore 2^, segregandosi dal Comune di Pescasseroli , avrà una sua amministrazione separata e distinta”.
Dicevamo che era appena passato un anno, e già si parlava della creazione di un unico circondario comprendente tutti i paesi dell’Alto Sangro o alta Marsica, (come alcuni e non pochi definiscono la zona dell’Alto Sangro), almeno fino ai confini attuali di Opi con Civitella Alfedena. Poi Il 24 agosto del 1856, in una deliberazione decurionale di OPI si parlava di esprimere parere sulla proposta di:” aggregazione del Comune di Opi onde formare un novello Circondario, che si intenderebbe costituire con Villetta Barrea, Barrea, Civitella Alfedena, Alfedena e Pescasseroli, erigendo a capoluogo Villetta”.
Ancora Il 25 marzo 1860 in un’altra deliberazione si parla di “esprimere parere sulla richiesta di Villavallelonga e Collelongo i quali chiedono di separarsi dal Circondario di Trasacco per aggregarsi al Circondario di Gioia”, come si evince dagli atti, vi erano vari tentativi, pur di trovare la soluzione più opportuna, capace di risolvere almeno in parte alcuni problemi che pure c’erano come ad esempio la costruzione delle strade, per eliminare l’isolamento tra i centri abitati di allora.
Il 7 dicembre 1962 un’altra delibera parla di “Parere sullo impianto di un nuovo Ufficio di Pubblica Sicurezza comune, ai mandamenti di Gioia e Pescina”.
Tutto questo per dire che dall’Unità d’Italia, ma ancora prima, si parlava di ASSOCIAZIONE-UNIONE E FUSIONE DEI PICCOLI COMUNI.
Poi una lunga stasi, nella zona in Alto Sangro come pure in tutta la Regione (facciamo un salto 100 anni) vennero costituiti i Consigli di Valle” che però, con la Legge Regionale N.16 del 20 maggio 1974, quella delle DELIMITAZIONI DELLE ZONE MONTANE OMOGENEE E COSTITUZIONE DELLE COMUNITA’ MONTANE vide i Consigli di Valle, già costituiti a norma del D.P.R. n.987 del 10 giugno 1955, sciolti e sostituiti dalle Comunità Montane, che furono istituite con la legge Nazionale n.1102 del 3 dicembre 1971 e disciplinate con D.lgs. 18 agosto 2000.
La lunga stasi, secondo noi, si è avuta a causa della emigrazione oltre oceano, poi la prima guerra mondiale, il terremoto del 1915, la seconda guerra mondiale una serie di eventi che distrassero la politica di allora.
La zona Alto Sangro venne inserita nella zona H, tra le 19 Comunità in cui fu diviso l’Abruzzo.
Ora anche le Comunità sono state abolite con la legge Regionale n.2013 del 24 giugno 2013 e si riparla di ASSOCIAZIONI-UNIONE E FUSIONE TRA I PICCOLI COMUNI, per dire il vero alcuni comuni hanno raggiunto lo scopo.
C’è da dire che nei paesi ricadenti nel perimetro Parco, recentemente in dara 18 maggio 2009, si è tenuto un a Civitella Alfedena organizzato dall’ANCI-ABRUZZO un convegno per la gestione del territorio, con piccoli Comuni.
In quella occasione l’allora Direttore e il Presidente dell’ANCI Abruzzo si soffermarono ha parlare del Titolo V della Costituzione che si occupa proprio delle REGIONI, DELLE PROVINCE E DEI COMUNI, soffermandosi sugli articoli 128 e 129.
Va detto che in Italia molti Comuni si sono messi insieme per progettare gli interventi dei loro territori a cominciare dai Piani Regolatori Esecutivi, ai Lavori Pubblici, agli Uffici Legali e alla gestione dell’Ambiante.
Va anche detto che in Italia dei circa 8.000 più di 5.700 hanno una popolazione al di sotto di 5.000 abitanti e che di questi moltissimi non raggiungono nemmeno 500 abitanti, sparsi in tutta la nostra amata Patria.
Ora torniamo sul titolo dell’articolo, e cerchiamo di capire cosa si può fare nei piccoli centri della nostra MARSICA E DELL’ALTO SANGRO.
E’ vero, nessun cittadino è intenzionato a perdere la sua identità civica, ma i servizi, almeno quelli, posso essere accorpati.
Facciamo un esempio: I cittadini di CIVITA D’ANTINO continueranno a chiamarsi CIVITANI, quelli di CAPPADOCIA continueranno a chiamarsi CAPPADOCIANI e quelli di OPI continueranno a chiamarsi OPIANI.
C’è poi da dire, che per i piccoli Comuni, l’ANCI, ne sta facendo un cavallo di battaglia (e così deve essere), e grazie ai vari Club nati in questo ultimo periodo, per la valorizzazione di questi stupendi BORGHI che il nostro Abruzzo ha saputo conservare, grazie agli abitanti, che non li hanno abbandonati e non vi è dubbio alcuno, che occorre conservarli. (ESEMPIO: I BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA – I BORGHI AUTENTICI).
C’è poi chi, questi Borghi, li vuole conservare, chi li vuole riattare e chi li vuole abbandonare, per le difficoltà, sempre maggiori, per chi ancora vive in questi centri.
Scuole, Uffici Postali, Trasporti, Ospedali, Viabilità, Lavoro e tanto altro ancora.
Ora, è bene essere chiari: va conservata l’identità civica, ma quello che è urgente è convenzionare i servizi, almeno tra Comuni contigui o limitrofi.
La gestione unitaria dei Servizi quali il Servizio di Segreteria, già in atto in alcuni Comuni, l’Ufficio di Contabilità, l’Ufficio Tecnico, il Servizio di Pulizia, i Servizi Demografici e di Stato Civile, con le attuali tecnologie è possibile.
Po ci sono i Servizi di Nettezza Urbana, (differenziata s’intende), il Servizio Idrico e quello di Depurazione delle acque, l’Illuminazione pubblica, la Manutenzione delle strade, il Trasporto degli alunni ed altro ancora, anche questo è possibile con risparmio di denari per i cittadini.
Per concludere scegliamo pure tra: ASSOCIAZIONE-UNIONE O FUSIONE DEI PICCOLI COMUNI, ma facciamo presto, altrimenti le difficoltà, nei piccoli Comuni, aumenteranno.
Andrea di marino