Pronti, partenza per il via della XXIX Ecolonga

L’Ecolonga ormai è un giorno rosso del calendario. Nata quando l’iniziativa spettava più al caso che non ad un progetto. Ma poi è intervenuta la mobilitazione delle forze, sotto l’impeccabile regia di Mister Qualcosa, per un appuntamento che viene confezionato per buona parte dell’anno dall’Associazione Sportiva di Pescasseroli. Perché sotto c’è un’altra gara: quella di fare meglio. Così l’attenzione si fissa sul dettaglio, quello fa la differenza e testimonia l’evoluzione, spostando in avanti il traguardo. Preziosissimo il contributo delle donne. Quelle che hanno il Dna delle api, la propensione al lavoro come istinto naturale più che come dovere. Tanto è facile per loro essere econome e governanti. Tanto è facile per loro riuscire in ogni gesto della sequenza diventata ormai un codice: completare premi e pacchi-gara, organizzare il ristoro e tutto il sistema dell’accoglienza, già lo sanno. Loro che durante il lavoro sanno anche ridere.

Ormai si corre verso la trentesima edizione. Quest’anno il  9 luglio si conta la XXIX ricorrenza. La preparazione sempre più puntigliosa e la partecipazione sempre più larga degli atleti, hanno reso questa manifestazione uno spettacolo, tutto incardinato sullo sport. Un perno assoluto dello stare insieme che smuove la collaborazione.

IL PERCORSO In Piazza Sant’Antonio il primo sparo, quello del via. La prima prova per le gambe si svolge tutta nel centro storico, davanti alla striscia di incitazione degli spettatori. Poi i chilometri si allungano verso la Fontana della Difesa, con i primi balzi sullo sterrato. Ecco l’ affronto all’asperità della salita. Lo sprint inziale si smorza. Una quota di corridori si inchioda. Iniziano le curve maledette, si procede a falcate maldestre, a viso basso per non contare l’esasperante lontananza rispetto al primo traguardo. Attenzione ai sassi che sdrucciolano sotto le scarpe tecniche. Ma è lì, nelle retrovie che germoglia la solidarietà. La fatica, straordinariamente, ha anche il potere di unire. Non ci si può stringere la mano. La coreografia che la corsa impone al corpo lo vieta. Ma un “su”, “dai”, “forza” rompe le labbra e le regole della respirazione. Il primato è ormai sfumato, i quadricipiti bruciano, ma il settantenne a fianco ti dà lo spunto per continuare.

eco1Su per “Campo Rotondo”, dove si staglia la bellezza di un luogo che ha un frammento di cielo tutto suo, come fosse tagliato nell’aria da tutto il resto. La terrazza che ti mette in faccia un’altra bellezza, quella fatturata dall’uomo, quella del paese, lontano di chilometri che possono stringersi nel pugno dello sguardo. È il fascino che ravvicina.

eco2Di nuovo giù nei rivoli del bosco, tra quei sassi che la natura sembra aver depositato come scaglie sul fondo di foglie. Giù per la discesa altrettanto insidiosa e intollerabile, in un sentiero recuperato sul percorso dell’acqua nella pancia della montagna. Il traguardo vicino in parte tira, in parte no. È la fatica di aver già macinato chilometri e minuti, che batta il sole o meni la pioggia. Serve l’ultimo sforzo, quello più duro richiesto dallo stacco dallo sterrato all’asfalto. La pianura ritrovata a Fonte Fracassi inganna le gambe. C’è chi osa l’accelerata, chi gioca di strategia e contiene lo slancio contro ogni rischio e ogni limite che l’acido lattico impone. Alla fine, si arriva davanti al contatore, non conta di aver sfuggito la scalata sui gradini del podio. Il duello personale è comunque vinto. Tutti i conti si fanno con il cronometro personale, il proprio corpo. Perché nella corsa si gareggia sempre e solo con se stessi.

Poi i giri dell’orologio si portano dietro la festa. E dopo cena si continua nel segno della gioia sotto il palco dei Distillados.

In questo giorno gli atleti risucchiano tutta l’attenzione. Gli applausi scrosciano per la virtù sportiva. Ma uno strepito meriterebbe anche chi costruisce tutta la manifestazione. In una corsa ad ostacoli che diventa una gara contro la ritrosia, le resistenze a vedere nell’Ecolonga un’opportunità anche per il paese. Perché essa ne è una vetrina da cui si vende bellezza, ma dove si coagula anche la mentalità del luogo. Nella riuscita della festa residuano tracce del grado di partecipazione e cooperazione di tutti. Significa che si vede come funziona Pescasseroli, se sia capace di fare “corpo”. Crescere non è una gara solitaria.

FEDERICA TUDINI

 

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