Programmazione dal 16 al 19 MAGGIO
|PROGRAMMAZIONE CINEMA ETTORE SCOLA DAL 16 AL 19 MAGGIO
Questa la programmazione dal 16 al 19 maggio
DAL 16 AL 19 MAGGIO AL CINEMA ETTORE SCOLA GIOVEDI 16 MAGGIO ORE 15:30 SABATO 18 MAGGIO ORE 21:30 DOMENICA 19 MAGGIO ORE 17:30 CARNE ET OSSA DOMENICA ALLE ORE 17:30 SARANNO PRESENTI INB SALA IL REGISTA E IL PRODUTTORE PER RESENTRE IL FILM
SABATO 18 MAGGIO ORE 18:00 DOMENICA 19 MAGGIO ORE 21:30 SEI FRATELLI
CARNE ET OSSA di Roberto Zazzara
In un piccolo paesino dell’Abruzzo sopravvive un rito crudele al limite della sopportabilità, la Corsa degli Zingari.
In un paesino arroccato tra i monti abruzzesi, da secoli si tiene una corsa unica. Ogni anno a Pacentro, gli uomini del paese si lanciano, a piedi nudi, da un dirupo fatto di roccia viva e corrono giù fino al torrente, per poi risalire. E’ una corsa crudele, che si corre scalzi. Il primo che entra in Chiesa vince la cosiddetta Corsa degli Zingari. Un rito ancestrale le cui origini si ignorano, al quale si partecipa per motivi spirituali o materiali, legati all’indissolubile rapporto tra natura e uomo. Uomini e donne che, caparbi, affrontano questa prova ignorando il pericolo, il dolore, la fatica, convinti che la loro fede li proteggerà. Un momento catartico che li unisce nella ricerca del traguardo finale. Una sfida con sé stessi, ma anche con la natura. Produzione IFA Scuola di Cinema.
SEI FRATELLI di Simone Godano
Guido, Marco, Leo, Gaelle e Mattia sono, in ordine di età, i cinque figli di Manfredi Alicante, padre egoista e narciso che si è appena tolto la vita. All’apertura del suo testamento i cinque figli scopriranno di avere anche una sorella, Luisa, della quale non erano a conoscenza. Del resto per Manfredi, che ha sempre fatto come gli pareva, compreso sposare tre donne diverse e avere (almeno) un’amante, è perfettamente in carattere non aver informato i fratelli dell’esistenza di Luisa. I sei litigano fra di loro, alcuni anche a causa di antiche ruggini, e trovare un’intesa su come gestire l’allevamento di ostriche che hanno collettivamente ereditato, e che il padre ha trasformato in una utopistica coltivazione di perle, non è facile. Ci saranno discussioni e rappacificazioni, intese e ostilità nella cornice di Bordeaux, ultima residenza del padre e della terza moglie francese.
Sei fratelli, scritto da Luca Infascelli e Simone Godano e diretto da Godano stesso, parte da una buona premessa e va a toccare un tema eminentemente cinematografico, ovvero la complessità del rapporto fra fratelli e sorelle, soprattutto all’interno di una famiglia allargata.
È un tema da commedia classica all’italiana, e anche un rimando ai Parenti serpenti monicelliani come alle rivalità all’interno di La famiglia di Ettore Scola: putroppo però la scrittura di Sei fratelli non è all’altezza di quei maestri e si tiene sempre un po’ indietro, come se avesse paura di affondare il colpo in dinamiche che invece sono carne e sangue, impeto e tempesta, e spesso comportano anche una certa dose di meschinità e cattiveria.
È un peccato perché invece la regia di Godano ha una bella energia cinetica, come guardare una cucciolata che interagisce a colpi di scontri fisici, goffi inciampi e buffe risalite (la fotografia è di Guillaume Deffontaines, che ci mette una bella leggerezza francese). Alcuni attori sono particolarmente efficaci, soprattutto quando prendono coscienza di potersi rifare ai padri interpretativi della generazione dei Monicelli e degli Scola: così Riccardo Scamarcio sembra un Gassman 2.0 e Adriano Giannini (il più bravo di tutti, da qualche anno a questa parte) un Giancarlo Giannini più provato dalla vita. Un discorso a parte va fatto per Linda Caridi e Gabriel Montesi, che invece sono incarnazioni della loro generazione, di cui sanno restituire molto bene lo smarrimento e l’indefinitezza.
I momenti più godibili sono i litigi corali, quelli meno riusciti le occasionali prese di consapevolezza: in particolare il ritrovamento di una registrazione è in completa contraddizione drammaturgica con ciò che abbiamo appreso nell’autopresentazione iniziale, e non perché un personaggio non possa avere più dimensioni, ma perché tali dimensioni andavano seminate anche in quell’incipit che invece ci ha fatto sperare in un sano cinismo monicelliano (tantopiù che la scelta suicida del padre sembra un rimando proprio a quella fatta nella realtà da Mario Monicelli).