Pillole di toponomàstica (sabauda): il caso di Coppo del Principe (Pescasseroli)
|Nel presente articolo intendo illustrare il curioso caso di paretimologia (una spiegazione etimologica falsa) riguardante Coppo del Principe, il nome di un avvallamento situato nel territorio comunale di Pescasseroli.[1]
Difatti, la paretimologia inerente Coppo del Principe (a Cóppë da Prìngëpë in pescasserolese) fa risalire la motivazione di questo toponimo ai contatti tra le comunità alto sangrine e Casa Savoia che vanno dagli anni Sessanta del XIX secolo fino ai primi anni Venti del secolo scorso. Effettivamente, fin dal 1860, i rappresentanti delle famiglie più influenti dell’Alta Val di Sangro proposero, con il fine di ricevere eventuali benefici politici, l’istituzione di una riserva di caccia reale all’interno della quale il re in persona, insieme ai membri di corte, potesse recarsi per cacciare gli animali più rari e caratteristici dell’Appennino abruzzese: l’orso e il camoscio.[2]
Ma, nonostante la creazione, nel 1873, della riserva dell’Alta Val di Sangro, Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, non venne mai a cacciare tra i monti d’Abruzzo. I vari tentativi di portare un membro di Casa Savoia a cacciare in Alto Sangro furono, però, finalmente coronati di successo nell’ottobre del 1899, quando il futuro Vittorio Emanuele III, allora ancora principe di Napoli, trascorse tre giorni a Palazzo Sipari, ospite di Carmelo Sipari (padre di Erminio). Vittorio Emanuele tornò in Alto Sangro, questa volta in veste di re, nel novembre del 1907 per una seconda battuta di caccia all’orso bruno marsicano.[3]
Di conseguenza, secondo alcuni, il toponimo Coppo del Principe è da mettere in relazione con la sporadica frequentazione, per fini venatori, dell’area da parte di Vittorio Emanuele III.[4]
©2013 terrepesculiasseroli © 2013 (http:// terrepesculiasseroli.it)
Figura 1 – L’ultima caccia (ottobre 1931): la giovane orsa uccisa quel giorno venne innalzata, come trofeo, sul balcone di Palazzo Sipari a Pescasseroli.
In realtà, l’origine del toponimo in questione può essere fornita sulla base della conoscenza dei cognomi pescasserolesi tra i quali è possibile annoverare, almeno fin dal 1587, proprio Del Principe. Inoltre, all’interno del Registro delli terreni di Pescasseroli per la formazione della Mappa, risalente al 1786, viene menzionata la località di Spini Principi.[5] Ciò testimonia come, già un secolo prima che i membri di Casa Savoia visitassero l’Alto Sangro, il determinativo Del Principe facesse parte della toponomastica del territorio pescasserolese in quanto indicante il cognome del proprietario di un terreno.[6]
Figura 2 – Panoramica dell’area di Coppo del Principe all’alba.
Il caso di Coppo del Principe va quindi ad aggiungersi a quella serie di paretimologie le quali, fornendo per un nome di luogo una ricostruzione etimologica falsa, intendono nobilitare il territorio del toponimo dibattuto senza rispondere, però, all’esigenza di produrre teorie linguisticamente e storicamente fondate.
Qualche lettura per saperne di più:
Boccia Davide, La Toponomastica dell’Alta Val di Sangro, Torino 2017, Tipografia Monti. Piccioni,Luigi, ‘Il_dono_dell_orso’._Abitanti_e_plantigradi_dell’Alta_Val_di_Sangro_tra_Ottocento_e_Novecento, in Abruzzo contemporaneo, 1996, 2, pp. 61-113.
[1] Nei dialetti alto sangrini il termine cóppë (dal lat. tardo cŭppa(m) indica una dolina (v. Boccia Davide, La Toponomastica dell’Alta Val di Sangro, Torino 2017, Tipografia Monti).
[2] Piccioni Luigi, ‘Il dono dell’orso’. Abitanti e plantigradi dell’Alta Val di Sangro tra Ottocento e Novecento, 1996, pp. 85, 91.
[3] Vittorio Emanuele III non fu l’unico membro illustre di Casa Savoia a recarsi in Alto Sangro per cacciare l’orso. Difatti, nel 1921 e nel 1922 furono organizzate delle battute di caccia rispettivamente per il duca delle Puglie (Amedeo di Savoia-Aosta) e per il duca di Spoleto (Aimone di Savoia-Aosta) (Piccioni Luigi, ‘Il dono dell’orso’, 1996, pp. 95, 98-99, 101).
[4] L’amministrazione comunale di Pescasseroli, data l’influenza esercitata dalla famiglia Sipari, fu sempre promotrice dei progetti che intendevano creare una riserva di caccia alto sangrina da donare al sovrano sabaudo (Piccioni Luigi, ‘Il dono dell’orso’, 1996, pp. 86, 95).
[5] Tarquinio Gianluca, Aspetti economici, sociali, religiosi e demografici di Pescasseroli (secc. XII-XX), Roma 1995, Litorapid, pp. 69 n. 150, 224.
[6] Nel limitrofo territorio di Bisegna, comune che non ha mai fatto parte della Riserva reale dell’Alta Val di Sangro, esiste il toponimo la Pietra del Principe.