Pillole di toponomàstica (diabolica): il caso di Passo del Diavolo

Passo del Diavolo e Morrone del Diavolo sono due toponimi che possono attrarre la curiosità di chi osserva una carta escursionistica del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Difatti, si tratta di due località situate nell’area meridionale del territorio comunale di Gioia dei Marsi. Il riferimento al diavolo non è presente soltanto nella toponomastica ufficiale, ma anche in quella dialettale tant’è vero che ai pescasserolesi è noto il luogo denominato la Vóta da Diavëlë «la curva del diavolo», presso Passo del Diavolo, e agli abitanti di Gioia dei Marsi è familiare la località detta la Cunnëla di Diavëlë «la culla del diavolo», presso Gioia Vecchio.

Ma per quale motivo l’area delle sorgenti del fiume Sangro è caratterizzata da una toponomastica ricca di riferimenti all’essere maligno per eccellenza?

Da una prima veloce ricerca su Internet ci si può imbattere in alcuni siti che riportano spiegazioni leggendarie sull’origine di un nome così pittoresco. Effettivamente, secondo queste fonti il toponimo in questione deriverebbe da presunti avvistamenti di creature spaventose. Tuttavia, come è facile intuire, una seria disamina di questi nomi risulta particolarmente complessa e, forse, anche più avvincente rispetto alle facili spiegazioni fornite da siti in cerca di una popolarità immediata.

©2023 Google Maps © 2023 (http://maps.google.it)

Figura 1 – L’area di Passo del Diavolo.

In merito alla discussione riguardante la corretta motivazione dei nomi dell’area di Passo del Diavolo, reputo particolarmente interessante riportare la teoria dell’archeologo Giuseppe Grossi, il quale sostiene che il riferimento al diavolo altro non dipenda che dal processo di cristianizzazione della zona avvenuto in epoca tardo antica. Grossi, fin dalle sue pubblicazioni sulla storia antica della Marsica risalenti agli anni Ottanta del secolo scorso, ha descritto minuziosamente le scoperte archeologiche avvenute nelle vicinanze di Passo del Diavolo. Così, leggendo i suoi scritti, si viene a conoscenza della frequentazione dell’area da parte delle antiche comunità locali, le quali, presso l’altopiano di Templo, avevano eretto un grande santuario dedicato a Giove, il padre degli dei.[1] Riguardo a ciò, Grossi cita il nome significativo della vicina Gioia (da un antico Iovia, derivato da Iovis «Giove»), precedentemente una rocca consacrata proprio a Giove.[2]

©2023 Google Maps © 2023 (http://maps.google.it)

Figura 2 – La piana di Templo.

Di conseguenza, Grossi ipotizza come con l’avvento del cristianesimo anche nella Marsica ci sia stata la stigmatizzazione dei vecchi culti e, nel caso specifico di Passo del Diavolo, Giove sia stato sostituito con il demonio. Pertanto, la toponomastica odierna costituirebbe una testimonianza della storia religiosa di questa propaggine meridionale del territorio marsicano.[3]

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Figura 3 – Statua di Giove (fine del I sec. d. C.), proveniente dalla villa albana di Domiziano. Oggi si trova custodita a San Pietroburgo, presso l’Ermitage.

Quindi si può affermare con certezza che toponimi quali Passo del Diavolo e Morrone del Diavolo costituiscano una memoria cristallizzata del tramonto del paganesimo nella Marsica?

A questa spiegazione si potrebbe obbiettare ricordando come i toponimi riferiti al diavolo indichino spesso o rocce dalla conformazione particolare che la fantasia popolare ha attribuito all’intervento di forze soprannaturali (basti pensare alle varie impronte nella roccia lasciate in diverse località dagli zoccoli del diavolo) oppure resti di insediamenti antichi.[4] Entrambe le possibilità potrebbero forse spiegare l’origine dei toponimi inerenti il diavolo nel territorio di Gioia dei Marsi?

Fotografia di Daniele Fazi

Figura 4 – La Cunnëla di Diavëlë è la conformazione rocciosa che si scorge sul colle in alto. Secondo Giuseppe Grossi vi si può osservare un ingresso costituito da due fiancate tagliate nella roccia che consente l’accesso ad una vaschetta, anche questa ricavata dalla roccia, poco profonda e di forma oblunga.

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Figura 5 – La frazione di Gioia Vecchio.

Un’ulteriore motivazione del nome potrebbe derivare dalla fatica necessaria sia per raggiungere che per attraversare Passo del Diavolo, soprattutto in condizioni meteorologiche avverse.[5] La spiegazione connessa con le caratteristiche ambientali dell’area potrebbe trovare un riscontro nella descrizione che Muzio Febonio, a metà del Seicento, dà delle sorgenti del Sangro all’interno dell’Historiae Marsorum. Difatti, lo storico marsicano definisce il fiume Sangro come “fiumicello impetuoso” nel primo tratto del suo corso, specialmente nel periodo primaverile.[6]

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Figura 6 – Immagine satellitare dell’area di Passo del Diavolo.

Giungere ad una conclusione certa è molto difficile in questi casi. Al contrario, ciò che ormai è assodata è l’importanza storica dell’area di Templo, Passo del Diavolo e Gioia Vecchio che funge da cerniera tra il territorio dell’Alto Sangro e quello della Marsica fucense.

 

Qualche lettura per saperne di più:

Boccia Davide, La Toponomastica dell’Alta Val di Sangro, Torino 2017, Tip. Monti.

Grossi Giuseppe, Il territorio del Parco nel quadro della civiltà safina (X-IV sec. a.C.), in Il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo nell’antichità, Atti del 1˚ Convegno nazionale di Archeologia di Villetta Barrea 1-3 maggio 1987, Civitella Alfedena 1988, Edizioni L’ORSA, pp. 65-109.

Grossi Giuseppe, Topografia antica del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo (III sec. a.C. – VI sec. d.C.), in Il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo nell’ antichità, Atti del 1˚ Convegno nazionale di Archeologia di Villetta Barrea 1-3 maggio 1987, Civitella Alfedena 1988, Edizioni L’ORSA, pp. 111-135.

Grossi Giuseppe, Alla ricerca di Marsi ed Equi (XVI-XXI secolo), Avezzano 2021, Aevus.

Pansa Giovanni, Miti, leggende e superstizioni dell’Abruzzo. Studi comparati, Sulmona 1924-1927.

Phoebonius, Historiae Marsorum, libri I-III, Napoli 1678.

 

[1] Grossi Giuseppe, Alla ricerca di Marsi ed Equi (XVI-XXI secolo), Avezzano 2021, Aevus, pp. 172-173.

[2] Grossi Giuseppe, Topografia antica del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo (III sec. a.C. – VI sec. d.C.), Civitella Alfedena 1988, Edizioni L’ORSA, p. 126 n.50.

[3] Secondo Grossi, il culto di Giove fu sostituito anche con quello di San Giovanni Battista. Pertanto, nell’area di Passo del Diavolo, le chiese dedicate a San Giovanni situate a Gioia Vecchio e a Bisegna testimonierebbero proprio tale sovrapposizione (Grossi Giuseppe, Alla ricerca di Marsi ed Equi (XVI-XXI secolo), Avezzano 2021, Aevus, pp. 172-173).

[4] Vedi Pansa Giovanni, Miti, leggende e superstizioni dell’Abruzzo. Studi comparati, Sulmona 1924-1927.

[5] Boccia Davide, La toponomastica dell’Alta Val di Sangro, Torino 2017, Tipografia Monti, pp. 57-58.

[6] Phoebonius, Historiae Marsorum, libri II-III, Napoli 1678.

 

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