Piccoli campioni a Pescasseroli 3: intervista a Francesco Vitale, un ragazzo d(a)’oro
|Un atleta è colui che vede la magia laddove gli altri vedono solo il movimento. Francesco è un atleta. Anche lui appartiene al sottobosco pescasserolese delle giovani leve dello sport. Anche lui, come Annino e Giulia, rintanato nella sua umiltà, quell’umiltà che a volte rende invisibili. Quasi che i buoni risultati siano un mistero intricato ancora da capire. Che il successo sia una parola che deve rimanere sospesa allo stato di emozione. Si rischia lo sconfinamento nell’illusione. Eppure, Francesco, la bravura ha una doppia logica molto semplice e secca: dote naturale e lavoro. Altrimenti, come provare soddisfazione? Francesco sugli sci è un funambolo: è lì che ha imparato la tecnica dell’equilibrio e soprattutto che basta mantenere i piedi saldi a terra, anche nella neve, e lo stesso vale per il fango, per restare solidi. Ché la solidità non è cemento. Sei libero comunque di scivolare, come sugli sci. E il vento a Francesco ne ha dato una prova. Lui il suo sogno l’ha stanato. Si è messo alla ricerca delle sue tracce, quasi in un pellegrinaggio verso i santuari nordici dello sci. Così la tensione prima di ogni gara è diventata preghiera. A coronamento della fatica offerta a se stessi.
Come è iniziato il tuo percorso?
Semplicemente con gli scarponi e gli sci ai piedi al seguito del mio primo maestro Enzo Cutini. Ho cominciato con le prime lezioni e poi sono entrato a far parte della Scuola Evolution Ski, che ha avuto un ruolo importante nel mio percorso perché i maestri Gianluca Petrella, Gianluca Di Girolamo e Andrea Del Principe mi hanno sempre consigliato e dato un indirizzo. Poi cambiando categoria ho dovuto fare altre scelte. I ragazzi di Evolution mi hanno indirizzato a Tarvisio. Tarvisio non era l’ambiente giusto, perciò ho avuto problemi ad adattarmi e sono rimasto solo tre mesi. Sono tornato a Pescasseroli. Poi Gianluca Di Cicco mi ha inviato sulla strada di Bormio, dove attualmente risiedo. Qui posso unire scuola, preparazione atletica e sci, per un allenamento completo tutto l’anno che Pescasseroli che non consente.
È stato difficile il cambio di città?
Molto, soprattutto il soggiorno a Tarvisio dove non sono riuscito ad adattarmi completamente. Però il Nord nello stesso tempo è accogliente perché ha molte strutture e valvole di sfogo. Parlo di palestre, piscine, saune e ogni altro servizio. Però la difficoltà è stata minore perché ero già abituato a stare fuori casa e ho cercato sempre di non essere troppo dipendente dai miei genitori. Lo stile di vita che mi ha imposto lo sport mi ha fatto maturare, anche perché, cambiando di categoria e dedicandomi all’agonismo, sono venuto a contatto anche con ragazzi più grandi e ho fatto nuove esperienze.
Quali sono le caratteristiche per fare scelte come le tue?
Devi cercare di essere autonomo e indipendente. Anche se la mia famiglia è rimasta sempre presente e sempre al fianco. Ha sofferto insieme a me nei momenti difficili e ha accettato anche i sacrifici per farmi vivere la mia passione. Per questo li ringrazio. Poi sicuramente ci vuole molta determinazione e imparare l’autogestione. Però dopo il liceo vorrei andare all’università e scegliere una facoltà non dedicata allo sport perché riconosco il valore della scuola.
C’è una gara che ricordi in particolare?
Mi viene in mente la prima gara di quest’anno, Slalom speciale, dove ho ottenuto un buon risultato nonostante partissi svantaggiato. Anche perché ero molto teso e la tensione spesso mi impedisce di dare il meglio. Però sono arrivato al traguardo molto soddisfatto.
Esiste il tempo, lo spazio. Poi c’è una terza dimensione: se stessi. Gli sportivi sono tra coloro che hanno il privilegio di scoprirla. Non è una scoperta immediata. Nulla è frutto di una scoperta subitanea. Tutto sta a valle di una ricerca. E per Francesco questa ricerca è stata un’esplorazione di tutte le possibilità di vivere il suo sogno. Ma per Francesco il sogno appartiene alla quarta dimensione: la favola. Lui non vive di sogni, ma di impegni, quelli che si sostituiscono all’orologio e alle stagioni a scadenzare il tempo. E lo rendono intenso.
FEDERICA TUDINI