DOMENICO IANNACONE ci racconta il suo “Che ci faccio qui – In scena”. Un viaggio attraverso gli “odori” del narrare.
|Domenico Iannacone sarà in scena il 7 agosto a Pescasseroli presso la Tensostruttura Comunale in Via Prato della Corte (zona campo sportivo), con lo spettacolo “Che ci faccio qui – In scena” di cui è autore e protagonista.
(intervista a cura di Cristina Rampini)
Di cosa parla lo spettacolo
Il racconto televisivo neorealistico di Domenico Iannacone si cala nel teatro di narrazione e trasforma le sue inchieste giornalistiche in uno spazio intimo di riflessione e denuncia.
Il palcoscenico diventa luogo fisico ideale per portare alla luce quello che la televisione non può comunicare. Le storie così riprendono forma, si animano di presenza viva e voce e tornano a rivendicare il diritto di essere narrate.
Iannacone rompe le distanze, prende per mano lo spettatore e lo accompagna nei luoghi che ha attraversato, lo spinge a condividere le emozioni, i ricordi, la bellezza degli incontri e la rabbia per quello che viene negato.
Il teatro di narrazione diventa in questo modo anche teatro civile in grado di ricucire la mappa dei bisogni collettivi, dei diritti disattesi, delle ingiustizie e delle verità nascoste Mentre le immagini aprono squarci visivi, facendoci scorgere volti, case, periferie urbane ed esistenziali, le parole dilatano la nostra percezione emotiva e ci permettono di entrare, come una voce sotterranea, nelle viscere del Paese.
In un momento dove tutto gira attorno al mondo televisivo e social tu decidi di tornare con il tuo spettacolo al pubblico reale ovvero quello del teatro, come mai questa scelta?
Avevo bisogno di uno spazio fisico e non virtuale per comunicare le mie emozioni, sentivo la necessità di condividerle dal vivo con gli spettatori.
L’idea di vivere sempre nel virtuale ti fa sentire impalpabile, quasi estraneo, sganciato dalla realtà.
Io sono in un “momentaneo congelamento televisivo” e credo che questo mi abbia permesso di riconquistare una densità emotiva, una centralità, anche fisica sulla scena, che non è però lontana dagli altri ma anzi li percepisce in maniera profonda.
Si pensa sempre che un giornalista sia alla ricerca della grande notizia, dello scoop e invece tu con il tuo lavoro vai un po’ in controtendenza, portando alla luce storie “piccole” di cui magari appunto neanche ci accorgiamo.
Io a volte mi sento un po’ come il rabdomante che cerca l’acqua Ma questa è una necessità che ho sempre avuto, forse per formazione, forse perchè mi sono sempre concentrato sulla ricerca del piccolo che penso possa essere l’archetipo delle vicende umane.Questa per me è stata una sorta di “bussola” che ho portato anche in televisione rompendo gli schemi televisivi e mi sono accorto che era una cosa declinabile anche sul teatro dove uso la parola, che in tv ho quasi annullato completamente, ritenendo che in video la storia debba avanzare per la sua forza, non avendo bisogno di un sostegno narrativo dato che ci sono le immagini.Nel teatro’è la dimensione del racconto e quindi la parola prende la centralità e riesce a descrivere quello che la televisione non può e non Sto arrivando! descrivere, permettendoci di comprendere altre prospettive.
Mi posso permettere di fare la “mappa delle storie attraverso gli odori” ed è una cosa che ti crea una libertà a livello narrativo unica.
Credo che tutto questo, in un periodo dove si parla moltissimo di intelligenza artificiale, sia la nostra forza di esseri umani…
Bravissima. La forza di chi mette l’uomo al centro perchè c’è la percezione, ci sono i sensi. Quello che non è palpabile è spesso artificioso, lontano dalla realtà e quindi “finto”.
Hai raccontato e racconti tantissime storie, ce n’è una che ti è rimasta particolarmente nel cuore?
Ce ne sono tante e sono storie che vanno e vengo a ondate perchè la nostra emotività cambia continuamente .
Avendo raccontato una molteplicità di storie che toccano vari elementi del mondo emotivo… non ti posso risponde perchè e come se avessi tanti figli e non posso che amare tutti allo stesso modo.
Spesso si dice, e questo rammarica molto, che in teatro si vedono più teste brizzolate o bianche che giovani. Spettacoli come il tuo, secondo te, possono essere una modalità per avvicinare i ragazzi al teatro e alla realtà quotidiana?
Da giornalista televisivo ti dico che secondo me la parte ancora più inesplorata del mondo sia proprio quella dei giovani che è anche quella che cambia continuamente.
L’idea di poter intercettare i loro bisogni, rappresentarli e farli diventare qualcosa di collettivo che sta al centro della scena politica, sarebbe bellissimo e lo si può fare in televisione, al cinema, a teatro.
I giovani hanno una grande capacità percettiva, sono attentissimi anche se sembrano molto distratti.
Accoglierli in una dimensione reale come quella del teatro, credo possa essere una modalità per toglierli dal loro isolamento.
Secondo te oggi, qual è la missione e il dovere più importante per un giornalista?
Io credo che il giornalismo debba uscire dalle stanze del potere, dalle redazioni chiuse, asfittiche dove la notizia ti arriva già preimpostata.
La prima cosa da fare è uscire per strada, andare verso la realtà e la verità.
Se non facciamo questo rimarremo estranei e assenti e non riusciremo a percepire quali sono i reali bisogni della società.
Secondo te oggi, qual è la missione e il dovere più importante per un giornalista?
Io credo che il giornalismo debba uscire dalle stanze del potere, dalle redazioni chiuse, asfittiche dove la notizia ti arriva già preimpostata. La prima cosa da fare è uscire per strada, andare verso la realtà e la verità.
Se non facciamo questo rimarremo estranei e assenti e non riusciremo a percepire quali sono i reali bisogni della società.
info biglietti Pro Loco Pescasseroli i-Ticket
Autore e Voce Narrante: Domenico Iannacone
Musice live: Francesco Santolucia
Installazioni Video: Raffaele Fiorella
Coordinamento Tecnico: Eva Sabelli
Coordinamento Artistico: Stefano Sabelli
Produzione: Teatro del Loto/TeatriMolisani