Alcune considerazioni del prof. Mario Saltarelli sui dialetti di Pescasseroli e di Opi
|L’intervista, da cui è tratto il presente articolo, è stata condotta da chi scrive al pescasserolese Mario Saltarelli (Margióttë), professore di linguistica presso l’University of Southern California di Los Angeles, il quale ha gentilmente accettato di condividere con i lettori di Pescasseroli è W alcune sue considerazioni circa i dialetti di Pescasseroli e di Opi.[1]
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Figura 1 – Il prof. Mario Saltarelli. Il suo campo d’indagine spazia dalle lingue della Penisola iberica alla linguistica cognitiva.
Prof. Saltarelli, come lei ben sa, ogni lingua è frutto di una lunga e costante evoluzione che conserva le tracce, anche quelle più antiche, dei diversi periodi storici attraversati. Secondo lei in quali linguaggi, ormai scomparsi, è possibile rintracciare le fasi più remote degli odierni dialetti di Pescasseroli e di Opi?
«I dialetti di Pescasseroli e di Opi sono dialetti abruzzesi e in quanto tali appartengono a quella vasta area dell’Italia centro-meridionale nella quale in epoca antica, prima della espansione di Roma e della successiva affermazione del latino, si parlavano lingue appartenenti al gruppo osco-umbro. Per quanto riguarda il territorio di Opi, è ipotizzabile la presenza di genti Osco-umbre, nello specifico volsche, per via della contiguità territoriale fra questa area dell’Alto Sangro e il territorio dei Volsci (basso Lazio, alta Campania e basso Molise). L’esistenza di una enclave volsca potrebbe essere testimoniata anche dai ritrovamenti archeologici di Val Fondillo che proverebbero un antico legame fra il versante laziale e quello abruzzese».
Figura 2 – Ricostruzione di una scena di commiato funebre in età arcaica in Val Fondillo (Tavola di Stefano Maugeri tratta da Morelli et alii 1995).
Lë pešcarulë e l’ópianë sono due dialetti simili ma anche molto diversi. Una delle differenze facilmente percepibili anche da chi non è un esperto di linguistica è sicuramente l’esistenza dei dittonghi nel pescasserolese e la totale assenza di questi ultimi nell’opiano. Difatti, il fuoco e la legna a Pescasseroli sono a / së fàuchë e la làina, mentre a Opi sono i fóchë e la léna. Quale potrebbe essere una possibile motivazione riguardante tale differenza?
«Una differenza del genere è da imputare ad una diversa evoluzione dei due dialetti che è da mettere in correlazione anche con le differenti origini delle due comunità. Ovvero, se gli albori della comunità di Pesculum (Serulae) risalgono probabilmente alla fondazione di Castel Mancino (XI-XII secolo), quelle di Oppidum potrebbero essere addirittura più antiche della necropoli di età arcaica di Val Fondillo (fine VII-V secolo a.C.)».
Più antiche di quanto?
«Il periodo esatto, alla luce delle attuali conoscenze, è impossibile stabilirlo. Però, ancora una volta la linguistica può fornire un prezioso aiuto agli storici. Mi spiego: tra le varie teorie che mirano a ricostruire l’etimologia del toponimo Opi vi è anche quella che fa derivare il nome in questione dall’antico termine preindoeuropeo Opikói / O(p)scī «abitanti delle conche»[2]. Secondo il geografo e storico greco Strabone, gli Opici costituivano la popolazione del Sannio prima delle emigrazioni provenienti da Nord di popolazioni sabelliche ed umbre dalle quali si sarebbero successivamente formate, in epoca storica, le culture dei Sanniti e degli altri popoli italici (fra i quali anche i Volsci).[3] Così, se si intende adottare la tesi appena riportata si potrebbe sostenere che il popolamento del territorio di Opi possa vantare almeno 3000 anni di storia!».
Fotografia di Davide Boccia
Figura 3 – Ruderi di Castel Mancino, Pescasseroli.
Fotografia di Davide Boccia
Figura 4 – Il centro abitato di Opi visto dalla SS 509.
Prof. Saltarelli è noto che il pescasserolese si distingue dagli altri dialetti dell’Alta Val di Sangro non solo per i dittonghi ma anche per via della presenza al suo interno di una differenza linguistica su base sessuale in quanto il dialetto delle donne (anziane) si differenzia da quello degli uomini. Uno degli esempi più classici è quello inerente l’articolo maschile determinativo: se le donne pescasserolesi utilizzano le forme së póndë, s’ursë e së fàuchë, gli uomini di Pescasseroli usano le varianti a póndë, ursë e a fàuchë. A suo avviso, come mai a Pescasseroli si è prodotta questa situazione linguistica?
«L’origine di tale differenza su base sessuale potrebbe spiegarsi con la differente provenienza geografica della popolazione femminile rispetto a quella maschile. Per quanto riguarda la variante femminile del dialetto pescasserolese, la forma së, derivata dall’articolo latino (ĬP)SE, è del tutto simile a quella in uso nello scannese antico. Ciò è ben osservabile in Zu Matrimonio azz’uso, poemetto in dialetto scannese ad opera di Romualdo Parente (1737-1831). L’origine peligna della varietà femminile del dialetto di Pescasseroli appare maggiormente plausibile se si contempla anche l’orografia dell’area. Difatti, i territori comunali di Pescasseroli e di Scanno sono confinanti tant’è vero che lo stazzo di Prato Rosso ed il Passo del Carapale hanno costituito per secoli dei luoghi di contatto tra pescasserolesi e scannesi».
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Figura 5 – Il Rifugio / stazzo di Prato Rosso (1.536 m) posto lungo il sentiero che permette di raggiungere Scanno da Pescasseroli attraverso il Valico del Carapale (2.064 m).
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Figura 6 – Immagine satellitare dell’area di Serra della Terratta e di Serra del Carapale.
Quindi le caratteristiche della variante femminile del dialetto di Pescasseroli, trasmesse di generazione in generazione, da madre a figlia, potrebbero avere una lontana origine scannese. Invece, la variante maschile del pescasserolese sarebbe autoctona?
«Per le possibili origini della variante maschile del dialetto pescasserolese si potrebbe guardare a Sud, lungo l’itinerario del tratturo Pescasseroli-Candela. A pochi chilometri dal tratto campano di quest’ultimo, nell’odierna provincia di Avellino, si trova il paese di Greci che dalla seconda metà del XV secolo costituisce una comunità arbëreshë, ovvero una delle storiche comunità italo-albanesi dell’Italia centro-meridionale dove il rito greco-bizantino è sopravvissuto fino alla seconda metà del XVII secolo».
fonte Wikipedia, Arbëreshë, (http://it.wikipedia.org/)
Figura 7 – Diffusione della lingua albanese (in arancione l’arbëreshë, parlato dalle popolazioni albanesi della regione dell’Epiro che tra il XV e il XVIII secolo emigrarono nell’Italia centro-meridionale in seguito all’avvento della dominazione ottomana).
Di conseguenza si potrebbe ipotizzare che alcuni componenti della comunità arbëreshë di Greci siano giunti a Pescasseroli risalendo il Regio-Tratturo? Inoltre, a Pescasseroli dove potrebbe essere cercata una qualche traccia di questa antica presenza di origine balcanica?
«Esattamente. Non è da escludere che in passato, nell’ambito della civiltà della transumanza orizzontale appenninica, possano essersi stabiliti alcuni rapporti privilegiati tra membri di determinate comunità. Per quel che riguarda la seconda domanda, a Pescasseroli esiste ancora oggi un’area denominata Costa Greca. Questo toponimo è forse da mettere in correlazione con l’insediamento di una comunità proveniente dai Balcani? Ma la vera risposta a tali quesiti potrebbe trovarsi nel DNA mitocondriale dei pescasserolesi che permetterebbe di ricostruire la provenienza geografica della popolazione sia maschile che femminile».
Qualche lettura per saperne di più:
Boccia Davide, Indagine (socio)linguistica sulla differenziazione morfologica su base sessuale nel dialetto di Pescasseroli (AQ), Torino 2017.
Giammarco Ernesto, Toponomastica abruzzese e molisana, Roma 1990, Edizioni dell’Ateneo.
Neri Anna Tranquilla, Usi linguistici maschili e femminili, in Feste tradizionali a Pescasseroli, Sulmona 2002, Synapsi, pp. 109-112.
Salmon Edward Togo, Il Sannio e i Sanniti, Torino 1985, Einaudi.
Saltarelli Mario, Marsican Deixis. The nature of indexical syntax, in Christina Tortora et alii (a cura di), Romance Linguistics 2013, Amsterdam / Philadelphia 2016, John Benjamins, pp. 398-413.
[1] Alcuni degli studi di cui il prof. Mario Saltarelli è autore sono liberamente consultabili sul sito web Academia.edu.
[2] Cfr. Giammarco Ernesto, Toponomastica abruzzese e molisana, Roma 1990, Edizioni dell’Ateneo, p. 271.
[3] Cfr. Salmon Edward Togo, Il Sannio e i Sanniti, Torino 1985, Einaudi, pp. 33, 47 n. 5, 129 n. 2.