Gli insediamenti medievali scomparsi dell’Alta Val di Sangro

Tutti i territori, anche quelli che apparentemente mantengono le medesime caratteristiche da tempo immemore, sono stati in realtà, nel corso dei secoli, soggetti a diversi cambiamenti. Ciò è quanto avvenuto nell’area dell’Alta Val di Sangro compresa all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise dove i cinque paesi (Pescasseroli, Opi, Villetta Barrea, Civitella Alfedena e Barrea) danno l’impressione a chi li abita, così come a chi li visita, di trovarsi nei loro siti attuali da tempo immemorabile. Effettivamente, i cinque paesi in questione sono antichi poiché tutti fondati nel Medioevo, ma la loro esistenza non è l’esito di un processo storico lineare che non ha conosciuto battute di arresto. Al contrario, nel corso del Medioevo, alcuni di questi cinque paesi furono abbandonati dai loro abitanti per tornare ad essere popolati solo qualche secolo dopo (Civitella Alfedena). Altri, invece, come Pescasseroli e Villetta Barrea, si svilupparono in epoca relativamente recente (XV secolo) in seguito alla scomparsa di insediamenti più antichi.

Il presente articolo intende proprio concentrarsi sugli insediamenti alto sangrini, oggi scomparsi, nati durante l’Alto Medioevo che si trovavano rispettivamente negli odierni territori di Gioia dei Marsi, Pescasseroli, Opi e Civitella Alfedena:

1. Templum, questo centro abitato sorgeva nell’altopiano di Templo (Témblë in pescasserolese) che si estende, nell’odierno territorio comunale di Gioia dei Marsi, a circa 8 km a nord dell’abitato di Pescasseroli, a 1352 metri sul livello del mare. Intorno alla metà del XII secolo, il centro abitato di Templum venne registrato, all’interno del Catalogus Baronum, in qualità di feudo di un milite (125 abitanti) di proprietà di Simone di Sangro.[1]                                                                                Inoltre, sempre in epoca medievale, secondo la studiosa Bianca Capone, presso l’altopiano di Templo si trovava la domus-mansio templare di San Nicola[2] che offriva protezione e assistenza ai viaggiatori e allo stesso tempo permetteva ai Templari di controllare due importanti passi di montagna in grado di collegare l’Alto Sangro con la Valle del Giovenco e con l’area del Fucino[3].[4]

                                                   ©2022 Google Maps © 2022 (http://maps.google.it)

Figura 1 – L’altopiano di Templo visto dalla SP 17.

2. Nel XII secolo, presso la località di Campomizzo (Cambë Mìddzë per i pescasserolesi), esisteva un insediamento successivamente scomparso.[5] Al centro abitato in questione era legata la chiesa di Sanctae Mariae in Campomitio (oggi scomparsa), la cui esistenza è attestata nella Bolla di Pasquale II del 1115.[6]                                                                                                                         Secondo quanto narrato nel Chronicon Casinense, nel 991, presso la località di Campomizzo, i sicari assoldati da Alberico, uno dei primi vescovi dei Marsi, seppero della morte del loro committente mentre stavano portando a quest’ultimo gli occhi cavati ad Aligerno, abate di Montecassino. Questo episodio fa parte delle lotte tra i vescovi dei Marsi e gli abati di Montecassino per il controllo dell’Alta Val di Sangro nell’Alto Medioevo.[7]

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Figura 2 – L’area di Campomizzo vista dall’incrocio stradale tra la SS 83 Marsicana e la SP 17.

3. Nel XII secolo, anche presso la località di Pescogrosso (Péšchë Jëróssë in dialetto opiano), un’area posta ai piedi del versante meridionale di Monte Marsicano, esisteva un insediamento oggi scomparso. Questo insediamento viene chiamato nelle fonti con i nomi di Pesco Cotta, Piscecocta, Bisciacocta, Pissacococe o Pescecotta. Inoltre, è possibile ipotizzare che l’abitato di Pesco Cotta fosse legato a Rocca Intramonti e al monastero di Sant’Angelo in Barregio.[8]

4. Rocca Tre Monti (sulla mappa dell’IGM), llë Casarèlla «le casette» in dialetto civitellese. Il toponimo si riferisce alle rovine dell’antico centro abitato di Rocca Intramonti, fondato, intorno all’anno 1000, dai monaci di Montecassino ai piedi della Camosciara per difendere il monastero benedettino di S. Angelo in Barreggio.                                                                                                      Intorno alla metà del XII secolo, il centro abitato di Roccam de Entremonte venne registrato, all’interno del Catalogus Baronum, in qualità di feudo di tre militi (375 abitanti) di proprietà di Simone di Sangro[9]                                                                                                                                Successivamente, nell’ambito delle lotte tra il papato e l’imperatore Federico II, l’abitato di Rocca Intramonti subì, nel 1240 circa, un’incursione da parte delle truppe del potente cardinale Giovanni Colonna. Nonostante questo evento traumatico, la vita nell’abitato di Rocca Intramonti continuò almeno fino all’inizio del XV secolo, quando i suoi ultimi abitanti lo abbandonarono per stabilirsi in parte nel nascente insediamento di Villetta Barrea ed in parte nel rinato centro abitato di Civitella Alfedena.[10]

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Figura 3 – Le ultime rovine, visibili ancora oggi, dell’abitato di Rocca Intramonti.

Gli insediamenti medievali scomparsi, descritti nel presente articolo, permettono di comprendere come in Alta Val di Sangro, 900 anni fa circa, la rete di insediamenti umani fosse diversa rispetto a quella odierna. Effettivamente, durante il periodo dell’incastellamento (X-XII secolo), alcuni centri abitati si trovavano già nei loro siti attuali (Opi e Barrea), mentre altri insediamenti, oggi esistenti, erano caratterizzati da uno sviluppo incerto (Pescasseroli e Civitella Alfedena) oppure dovevano essere ancora fondati (Villetta Barrea).

 

Qualche lettura per saperne di più:

BocciaDavide, Il_territorio_del_Parco_Nazionale_d’Abruzzo_dalla_preistoria_al_Medioevo:_Pescasseroli,_Opi,_ Villetta_Barrea,_Civitella_Alfedena_e_Barrea, Torino 2019, Tip. Monti.

Boccia Davide, La Toponomastica dell’Alta Val di Sangro, Torino 2017, Tip. Monti.

Colantoni Giusy, Dituri Claudia, Le tracce archeologiche nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Primo inquadramento per un’archeologia della produzione, Roma 2014, BastogiLibri.

D’Andrea Uberto, Memorie storiche di Villetta Barrea, Casamari 1987, Tipografia Abbazia di Casamari.

Grossi Giuseppe, Topografia antica del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo (III sec. a.C. – VI sec. d.C.), in Il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo nell’ antichità, Atti del 1˚ Convegno nazionale di Archeologia di Villetta Barrea 1-3 maggio 1987, Civitella Alfedena 1988, Edizioni L’ORSA.

Marchionna Mario (a cura di), Vallis Regia. Storia e cultura di un territorio, Barrea 2019, Associazione Proloco Barrea.

Tarquinio Gianluca, Pescasseroli. Lineamenti di storia dalle origini all’Unità d’Italia, L’Aquila 1988, Arti Grafiche Aquilane.

 

[1] Grossi Giuseppe, Il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo dall’antichità al medioevo, in I cinque paesi del Parco Nazionale d’Abruzzo, Castel di Sangro 1987, L’ORSA, p. 13.

[2] Capone Bianca, Quando in Italia c’erano i Templari, Torino 1981, C. Capone, pp. 177-178.

[3] Capone Bianca, Imperio Loredana, Valentini Enzo, Italia templare, Roma 2011, Edizioni Mediterranee, pp. 196.

[4] Bianca Capone, coadiuvata dal pescasserolese Mario Grassi, avrebbe individuato l’antica domus-mansio di S. Nicolai de Templo nei resti di un casolare isolato segnalato sulla mappa dell’IGM come il Casone (a Casunë    ̴ zë Casunë in pescasserolese). Questo edificio, avente un perimetro rettangolare, sorge nei pressi di una fonte, ai limiti occidentali dell’altopiano. Maggiori informazioni riguardanti la presunta domus-mansio templare di San Nicola di Templo sono presenti nell’articolo Pillole di toponomastica: i templari di Témble sorprendente realtà storica o bellissima suggestione?/.

[5] Grossi Giuseppe, Topografia antica del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo (III sec. a.C. – VI sec. d.C.), in Il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo nell’antichità, Civitella Alfedena 1988, Edizioni L’ORSA, p. 128 n.55.

[6] Tarquinio Gianluca, Pescasseroli. Lineamenti di storia dalle origini all’Unità d’Italia, L’Aquila 1988, Arti Grafiche Aquilane, pp. 102-103.

[7] Grossi Giuseppe, Topografia antica del territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo (III sec. a.C. – VI sec. d.C.), in Il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo nell’antichità, Civitella Alfedena 1988, Edizioni L’ORSA, p. 128 n.55.

[8] D’Andrea Uberto, Memorie storiche di Villetta Barrea, Casamari 1987, Tipografia Abbazia di Casamari, p. 24; Colantoni Giusy, Dituri Claudia, Le tracce archeologiche nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Primo inquadramento per un’archeologia della produzione, Roma 2014, BastogiLibri, pp. 30, 33.

[9] Grossi Giuseppe, Il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo dall’antichità al medioevo, in I cinque paesi del Parco Nazionale d’Abruzzo: Pescasseroli, Opi, Villetta Barrea, Civitella Alfedena, Barrea, Castel di Sangro 1987, Edizioni L’ORSA, p. 12.

[10] D’Andrea Uberto, Memorie storiche di Villetta Barrea, 1987, Tip. Abbazia di Casamari, pp. 17-21.

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