Difesa del Territorio un documentario d’epoca di Alberto Ca’Zorzi
|In questo documentario d’epoca si rivive l’atmosfera di quegli anni con un giovane Fulco Pratesi che difende e spiega il parco e il suo ampliamento,dall’altra parte della barricata ci sono gli imprenditori e gli abitanti locali che contrastano il parco e difendono le proprie posizioni.Nel video oltre Fulco Pratesi sono presenti gli amministratori dell’epoca tra cui Leucio Coccia ed altri,il presidente della società Prato Verde Mario Grassi ed alcuni giovani ambientalisti locali tra cui Giuseppe Rossi
La Storia
Il 25 novembre del 1921, Erminio Sipari e la Pro Montibus avviarono la gestione protetta di un piccolo fazzoletto di terra dei comuni di Civitella Alfedena e Opi nella zona della Camosciara.
Nel 1923 l’Amministrazione del Parco è ufficialmente istituita, i confini si estendono anche ad altri comuni che solo in un secondo momento concessero il loro territorio alla protezione dell’Ente Autonomo costituendo così le vere fondamenta del parco attuale;
ricadono nei primi confini parte del territorio di Civitella Alfedena e Villetta Barrea (Monte Petroso e Camosciara), Opi (Val Fondillo, Valle Fredda), Pescasseroli (Forca d’Acero, La Difesa), Villavallelonga e Collelongo (Valli d’Angro), Lecce nei Marsi e Gioia dei Marsi (Cicerana, Passo del Diavolo), Campoli Appennino e Alvito (Capo d’Acqua, Val Lattara), Settefrati, Bisegna (Terratta).
Nel 1925-26 espansione ai Monti della Meta in provincia di Frosinone (Picinisco, San Biagio Saracinisco, Vallerotonda) e in parte del territorio di Pizzone e della valle del Sangro. Nello stesso anno la commissione amministratrice del parco destinò al taglio boschivo parte della Val Fondillo, provvedimento contrastato da Romualdo Pirotta, uno dei fondatori del parco, e che a seguitò di ciò, si dimise dal corpo direttivo.
Nel 1926 è istituito il museo e lo zoo del parco a Pescasseroli, i primi rifugi e la sentieristica organizzata.
Fra i primi obbiettivi politici del parco si nota la tendenza a favorire presenze turistiche e soggiorni sportivi per convertire l’economia montana pastorale in un sistema compatibile con la tutela dell’ambiente.
Nel 1933 il regime fascista sopprime l’Ente Autonomo, probabilmente per i suoi legami con l’associazionismo cattolico (Giovani Esploratori) e per rafforzare la presenza nei parchi italiani della Milizia Forestale, che ottenne la gestione anche del Parco Nazionale del Gran Paradiso e dei nuovi parchi del Circeo e dello Stelvio. 1951 il governo democristiano dell’epoca firmò la ricostruzione dell’Ente autonomo. La nuova direzione recuperava gli obbiettivi del vecchio Ente, e oltre alle numerose assunzioni di personale di sorveglianza, alla promozione di ricerche scientifiche ed inoltre all’estensione dei divieti di caccia, si promosse la costruzione delle prime moderne infrastrutture per la ricezione del turismo, mobilitandosi senza successo nella realizzazione di strade e alberghi in zone di grande pregio con uno spirito oggi più che mai biasimato. Sulla politica edilizia si innestarono poi, verso la fine degli anni cinquanta, le grandi speculazioni alberghiere e gli interventi per la realizzazione di impianti di risalita e di piste da sci in molti comuni del parco: L’amministrazione di Francesco Saltarelli, iniziata nel 1952, che tentava di opporsi all’ondata d’abusivismo, venne liquidata; furono così gli anni della grande espansione urbanistica di Pescasseroli e dell’aggressione indiscriminata del cemento, secondo un disegno speculativo che voleva la realizzazione di un grande comprensorio turistico-alberghiero da Roccaraso ai comuni della Val di Comino. Un lungo periodo di commissariamento e di difficili battaglie per la tutela (nel 1967 il parco ottiene il diploma Europeo per la conservazione della natura) terminò nel 1969 quando Franco Tassi divenne il nuovo direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo. L’amministrazione inizia il suo mandato mostrandosi subito decisamente contraria all’ondata di lottizzazioni che si ripresentava continuamente nei comuni più importanti.
Nel 1970 è istituita la Zona di Protezione Esterna, che ricalca in buona parte i confini del primo grande parco proposto dal Sipari e dalla Pro Montibus et Sylvis.
Nel 1976 il terzo grande ampliamento del Parco al massiccio del Monte Marsicano, scongiura la realizzazione di un grande sistema di piste da sci tra Pescasseroli e Bisegna sul modello della vicina Roccaraso. Sono gli anni del grande successo del parco, il ripensamento dei precedenti disegni di sviluppo si concretizza nell’accoglienza selettiva del turismo ecologista e ambientalista, in contrasto con gli afflussi di massa.