Pillole di toponomàstica (fantasiosa): i casi di Monte Sterpi d’Alto e degli Zappineti (Civitella Alfedena)
|Nel presente articolo intendo illustrare alcuni casi di paretimologia dotta riguardanti la toponomastica dell’Alta Val di Sangro. Ma, prima di tutto, che cos’è una paretimologia dotta?
Una paretimologia dotta è una spiegazione etimologica falsa fornita da un erudito il quale si basa su di una ricostruzione errata, frutto di una sua personale convinzione. Questo tipo di interpretazioni, spesso molto fantasiose, sono state elaborate, nella maggior parte dei casi, prima della fine dell’Ottocento, quando la linguistica è diventata una vera e propria disciplina accademica.
Per quanto riguarda la toponomastica, ovvero la branca della linguistica che studia l’origine dei nomi di luogo, alcune paretimologie dotte antiche (create nel Seicento o nel Settecento) hanno avuto una grande diffusione tanto da risultare popolari ancora ai giorni nostri. Ad esempio, questo è il caso della teoria secondo la quale il toponimo Opi deriverebbe dal nome della dea romana Opi, personificazione della terra e dispensatrice dell’abbondanza agraria. Difatti, tale teoria, riportata per la prima volta nel 1711 dall’Anonimo di Opi all’interno del manoscritto Descritione della Terra di Opi, è stata ripresa da diversi studiosi locali così come da numerosi autori di guide turistiche, molte delle quali consultabili online. In realtà, l’ipotesi più plausibile sembrerebbe essere quella che propende per una derivazione del toponimo Opi dal latino medievale oppidum «luogo fortificato».[1]
Ma il caso appena illustrato non è l’unico nel panorama della toponomastica alto sangrina. In effetti, molti altri nomi di luogo della zona sono stati reinterpretati da un rappresentante della cultura umanistica locale sulla base di presunte somiglianze con altre parole.
Mi riferisco al civitellese Giuseppe Antonucci e alle teorie da lui elaborate in Opi Antica, opera di carattere storico-toponomastico stampata a Castel di Sangro nel 1933. Tra le varie ricostruzioni etimologiche proposte da Antonucci vi sono anche quelle riguardanti i nomi di due località dell’area della Camosciara: Monte Sterpi d’Alto e Zappineti.
Fotografia di Francesco Raffaele (http://francescoraffaele.com)
Figura 1 – La Camosciara: Monte Sterpi d’Alto è la prima vetta a partire da sinistra.
Secondo Giuseppe Antonucci il nome Sterpi d’Alto (Štérpë Avëtë in civitellese) sarebbe da interpretare come Stirps avita, ovvero Ceppo degli Antenati.[2] Quindi, per il civitellese il nome di questa vetta costituirebbe un antico ricordo delle popolazioni che abitavano tra queste montagne più di 2.000 anni fa. Ma in toponomastica la verità è spesso molto più banale poiché è sufficiente basarsi sul nome civitellese del monte in questione per comprendere come quella di Antonucci sia una ricostruzione fantasiosa priva di qualsiasi fondamento. Effettivamente, il toponimo Štérpë Avëtë significa «sterpi alti» e indica la presenza di sterpi in questa zona.
Fotografia di Francesco Raffaele (http://francescoraffaele.com)
Figura 2 – Il Balzo della Chiesa visto dall’area degli Zappineti.
Antonucci individua anche nel toponimo Zappineti (lë Tsappënéta in civitellese) il legame semantico con antenati.[3] Tant’è vero che più recentemente alcuni, partendo proprio da questa interpretazione, sono giunti a collegare per vaga assonanza il toponimo Zappineti con Safineis, il termine con il quale i Sanniti indicavano se stessi. Ma, ancora una volta, la soluzione si trova nel dialetto. Difatti, nelle parlate alto sangrine esiste il termine tsappìnë «Pino nero di Villetta Barrea» e di conseguenza è possibile affermare che il toponimo lë Tsappënéta «le pinete» alluda alla presenza di alberi di pino in questa zona della Camosciara.
Fotografia di Francesco Raffaele (http://francescoraffaele.com)
Figura 3 – I tsappìnë della Camosciara.
Si può quindi concludere il presente articolo asserendo che in toponomastica le paretimologie dotte sono molto numerose e a volte possono diventare più popolari delle etimologie corrette poiché maggiormente suggestive. Le paretimologie dotte, però, sono errate in quanto si basano sulle personali convinzioni degli eruditi che le elaborano senza adottare criteri scientifici. Ciò può accadere per via di una volontà di nobilitare la propria zona di origine che si sostituisce all’esigenza di produrre teorie linguisticamente e storicamente fondate.
Qualche lettura per saperne di più:
Antonucci Giuseppe, Opi Antica, in Mio libro dei nomi, parte I, Castel di Sangro 1933, Tipografia Bozzelli, pp. 1-53.
Boccia Davide, La Toponomastica dell’Alta Val di Sangro, Torino 2017, Tipografia Monti.
[1] Per una veloce disamina riguardante le teorie sull’origine del toponimo Opi è possibile consultare uno dei precedenti articoli: http://www.pescasseroliew.it/pillole-di-toponomastica-a-pesche-%e2%99%82-%cc%b4-ze-pesche-%e2%99%80-pescasseroli-opje-opi-varrea-barrea/
[2] Antonucci Giuseppe, Opi Antica, in Mio libro dei nomi, parte I, Castel di Sangro 1933, Tipografia Bozzelli, p. 39.
[3] Antonucci Giuseppe, Opi Antica, in Mio libro dei nomi, parte I, Castel di Sangro 1933, Tipografia Bozzelli, pp. 16, 18.