Pescasseroli, la bellezza dimenticata del centro storico
|Ho sempre pensato che Pescasseroli fosse un bel paese. Ma era una bellezza che “sentivo” e che tuttavia restava seppellita al mio sguardo. E mi è rimasta sempre una passione ribelle. Poi ho accompagnato Giorgia Ricci, giovane fotografa romana in ascesa, in un tour nel centro storico. C’è tanto da celebrare. Giorgia studiava le angolazioni di ogni elemento architettonico, restituendo la natura caleidoscopica di ciascuno. La storia è rimasta nei manici portentosi delle porte di Via della Piazza, nei contorni in pietra degli ingressi.
In testa, forme in bassorilievo, prodotto di un’arte rude, non forgiata dallo studio ma da una forma di vita. Piazza Umberto I doveva essere un quadro dalla bifora di Zi’ Angëlucc’. Vagolando abbiamo rintracciato il putto scolpito su una finestra dietro “Pasta all’uovo”, grazie alle indicazioni di Claudia e all’aiuto di Gigi e Maurizio.
Il richiamo della storia si liberava dagli oblò di Via valle San Paolo. Con quale sguardo ubriaco avevo da sempre attraversato quei corridoi dal tappeto selciato, squalificando la pregevolezza degli archi della Varvëttina, gli angoli agli snodi delle strade anguste quasi arabe. Ho da sempre ignorato le forbici in rilievo su una porta della casa di un vecchio sarto, nello stesso vicolo della aggettante bifora sullo sbocco in Via Principe di Napoli.
La Fontana degli orsi che dà il benvenuto, la chiesa parrocchiale che sorveglia il centro storico.
L’arena di Capo Croce aperta ai piedi della Chiesa del Carmine dalla bellezza virginale come la sua patrona: pochi particolari sublimi, del vuoto sublime, che esprimono l’ideale della bellezza per sottrazione. La Costa sdraiata sul fianco della montagna di Castel Mancino che gode di una luce caravaggesca. Ci dimentichiamo della Piazzetta di Pinocchio che sembra la creazione di un bambino. O le nicchie che ospitano le miniature delle Madonne.
Abbiamo altri tesori: Palazzo Sipari con la cappella innestata nel fianco come una grotta; l’ultimo baluardo delle tradizioni religiose: la Chiesa di Santa Lucia, anche se fuori dal raggio del centro storico.
Il centro storico è un underground dove ritornare per risvegliare la memoria e il passato. Forse non attrae subito. Bisogna interpretarlo, come ogni cosa fuori dal circolo della banalità. È un’osservazione che richiede uno sforzo in più dello sguardo. Non si accende lo stupore immediato, ma un punto di domanda, un’interrogazione alla storia che resta celata in ogni vecchio fondaco e stalla. Tutto si è conservato, ma è cambiata la percezione nel tentativo di innestare in questo sottobosco di pietra la faccia della modernità .Una bellezza, quella di Pescasseroli, che reclama attenzione e tanta cura. Conservata anche quando viene gridato disprezzo, forse per avere una ragione in più per fuggire da questo luogo. Pescasseroli è un paese che si può odiare o amare. Ma per odiarlo bisogna prima aver provato ad amarlo, e per amarlo bisogna averlo prima odiato. A volte anche tanto.
FOTO DI GIORGIA RICCI-FEDERICA TUDINI