Prima edizione della CorriBarrea
Ogni paese ha i suoi giorni di fasto. Barrea aggiunge quello di oggi, sabato 2 luglio, al suo calendario sportivo. Per le élite degli atleti è un’occasione per una corsa emozionale in uno dei fianchi del Parco Nazionale d’Abruzzo, con uno sguardo panoramico sul lago. Si corre senza freno in una compagnia che diventa presto un branco solidale, tanto il vincitore lo stabiliscono le prime falcate più gasate. Anche se per nessuno la resa è immediata né scontata. Si duella con la propria fatica fino all’ultimo metro. Ognuno ha il proprio finale.
Si comincia a scalciare dal centro cittadino. Sbucando dal campo sportivo Tre Croci, serve un salto per addentrarsi dall’asfalto allo sterrato della Valle Jannanghera, dove il passo produce frastuono. Ad occhi stretti e respiro fumante, il corridore fissa lo snodo nelle viscere del bosco, dove a volte si stravedono figure di animali. Si consuma terreno e foglie, per arrivare a scavalcare il torrente e tornare a guadagnare minuti in discesa, fino a quando la via sul bordo del lago si lascia trovare. Occorre un’ultima scarica di energia, quasi un’aggressione, per risalire la china del paesello, attraverso i gradini nel suo ventre. A schiena bassa fino alla chiesa di San Tommaso, per godere poi il sollievo della sgambata in arrivo a Piazzetta Mammarino, dopo essere stati sul precipizio della fatica per 12 km.
Arrivare significa comunque aver vinto la scommessa. Agli applausi e all’ammirazione con un cenno di garbo si risponde. È l’unica posta che chi non è primo può incassare. Gli spettatori così si sentono di condividere le scintille di energia. E la festa è il finale giusto.
FEDERICA TUDINI
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