La Via di Mezzo: Andrea Ferraretto e la sua Italia da scoprire con lentezza, come l’Abruzzo
|Un ritaglio della manifestazione La Via Di Mezzo è stato dedicato al viaggio di riscoperta dei territori, sul veicolo delle parole del giornalista de “La Stampa” Andrea Ferraretto . Ferraretto è presente sui banchi delle librerie con il suo “Viaggi naturali: un racconto per scoprire l’Italia con lentezza”, “tappa di un percorso che è iniziato molto tempo fa”. E che è il conguaglio degli articoli della propria penna per il quotidiano nazionale. Realizzato con la carta più ospitale per il tratto della matita, come un diario di viaggio per una forma vergine della scrittura che fosse quella dell’annotazione, dell’appunto come pennellata impressionistica. E poi l’indice impostato come una mappa dell’Italia. Tutto per una narrativa dei luoghi. Nella stazione odierna presso il Cinema Rinascimento, rilancia una parola ormai consumata dalle nostre bocche: “percorso”, associata a quella di “turismo lento”; il sedimento alla base di entrambe è l’idea di attraversamento con un mezzo, che siano i piedi, che sia un cavallo, per prendere una misura diversa delle cose. Così quando misuri raggiungi l’illuminazione che un luogo deve essere uno spazio, quindi una dimensione, il campo magnetico di una esistenza. Dovremmo infiltrarci nella nostra Italia, riscoprire destinazioni non scontate, non quelle degli itinerari veloci. Le mete che captiamo come un’allucinazione. La terra non è quella dello sguardo, ma quella sotto i nostri piedi. La mente dello scrittore corre al suo terreno di esperienza nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Civitella Alfedena, il perno esemplare di un sistema di collegamento di vite, di persone, di un guardiaparco o di un pastore che in un contesto cittadino sarebbero figure stinte, non avrebbero valore. Perché anche le professioni hanno un habitat. E poi la propria esperienza che si scompone in piani multipli grazie al racconto del guardiaparco e del pastore che intricano il gioco di prospettive. Con i diversi punti di vista abbiamo consolidato il mondo. Viaggiare sulla scia del racconto di un altro e restituire a questo un’eco che non sia una replica, ma un nuovo vissuto. Può essere una nuova sponda a cui allargare il turismo, un turismo tutto umano, transumante anche questo, legato al “suolo” più che al prodotto brand e allo spettacolo. “Reinventare i luoghi, senza marketing spicciolo”. E qui un monito anche all’ente Parco, “presidio di territorio e conoscenza”. Tornare ad intrufolarsi nei sentieri, che l’uomo ha tracciato, ma sono sempre i cunicoli dell’universo. Una Via Lattea di radici, pietre ed erba. Calpestare, per disegnare una nuova cartografia, far rivivere e sopravvivere, ché in noi rimane il cruccio di non aver partecipato insieme a Dio alla Creazione. Oggi c’è l’ossessione del viaggio. Eppure c’è una bellezza sottile nello stare fermi, non per la leggenda della stabilità, ma per l’opportunità che l’immobilità offre per l’esplorazione.
FEDERICA TUDINI