Il Corpus Domini, tra Vie Chiorte e Vie Ritte

IMG_20160527_150820Quanta storia è nella memoria che i libri hanno già dimenticato e la polvere ha aggredito. La memoria, quella è storia che ama riprodursi e non smettere di vivere. Come una tradizione, che non si fa mai eco lontano, ma è sempre qualcosa che si fa rivivere. Parte della memoria prima che del rituale, di quella memoria che vale più del ricordo: un grande serbatoio collettivo contro un solo frammento. Oggi vorrei coinvolgervi in questa memoria che alcuni cittadini hanno condiviso con me. È la tradizione non dell’Infiorata, ma del Corpus Domini, che ha le radici in tempi molto antichi. Le donne e gli uomini di maggiore esperienza sanno che l’attuale “Infiorata” è un’importazione recente negli anni ’90 da parte di Don Vincenzo De Mario, che forse l’avrà recepita dal patrimonio culturale meridionale, dove il rito è molto radicato. Ma a Pescasseroli la pratica del culto seguiva un altro copione: la processione del corteo dei fedeli tra le “Vie Chiorte” e le “Vie Ritte”, in itinerari che in parte sono stati mantenuti ancora oggi. E altra particolarità era che la funzione si svolgeva nel giovedì successivo alla prima domenica dopo la Pentecoste. Durante la processione per le “Vie Ritte” si battevano Via della Chiesa, le casette per arrivare al ponte. Più fitta ancora la cartina del viaggio tra le vie chiorte, le corsie in ombra del paese: quella che una volta veniva chiamata “Capocroce” e che oggi è pressappoco la piazzetta del Carmine; si scivolava verso la Vicenna e via Valle Cicala e così vicino la casa di Pasqualott’ per un altro altarino. Altro snodo era la casa di Maria Lunalba, la Piazza, Via Fraggiorno, Via Valle San Paolo, imbocco a Vico Torto e Porta Piccola, passando per Piazza Umberto I e Vico cieco ortolano. Ad ogni incrocio viario ciascun rione allestiva “s’ spunèke (= esposizione). Inizialmente le riproduzioni scenografiche erano ispirate all’Eucarestia per celebrare l’importantissima scadenza della cristianità che nel giorno del Corpus Domini vedeva come unica occasione l’esibizione del corpo di Cristo per le strade, tra la gente. Secondo quanto riporta la Gazzetta Ufficiale di Pescasseroli la festa era stata istituita da papa Urbano IV nel 1247 a Liegi per la celebrazione di Gesù Eucaristico. A radiazione l’usanza si è diffusa già dal 1264.IMG_20160527_150925 La Gazzetta documenta soprattutto le manifestazioni degli anni ’30 del ‘900 a Pescasseroli: le scenografie erano ancora povere e rudimentali, sottoscrive il foglio, ma venivano realizzate con molta sollecitudine dalla sera prima, con grande attivismo da parte delle ragazze; e si faceva tutto in fretta perché quelli del rione vicino non copiassero l’idea, in una sorta di competizione. Non c’erano ancora i tappeti di fiori per le strade di sanpietrini. Il materiale più utilizzato negli spunèke era la “tempa”, ovvero il muschio. E poi ginestre, erbe di campo e altri petali per accogliere in modo trionfale la teca di passaggio. A Capocroce venivano realizzati due altarini in due direzioni diverse di esposizione. Poi intorno alla fine degli anni ’70 una Riforma papale ha imposto di santificare le feste solo di domenica. Da allora il Corpus Domini si celebra la domenica, come ormai siamo abituati. Oggi pratichiamo una tradizione rinnovata, perché le storie cambiano insieme agli uomini. Resta intatto il sentimento, che non è solo di devozione ma anche di partecipazione, per manifestare con le mani della sabbia la propria testimonianza, per la storia, la tradizione e la memoria unica garanzia di sopravvivenza.

FEDERICA TUDINI

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